“Mentre navigo, mi chiedo: di che forma è la notte e quali sono le sue dimensioni? Certo, una cupola. O perché no una vela dispiegata da infinito ad infinito, gonfiata dagli stessi venti immaginari che spingono la mia barca sulle acque. O come un ombrello che mi ripara dalle piogge di qualche spazio ulteriore. […] Del resto, non saprei collocare il manico di un’improbabile notte-ombrello, poiché non scorgo niente di verticale sulla distesa delle acque, se non l’albero oscillante della barca e il mio stesso corpo. E i fulmini, già, che di tanto in tanto colpiscono il mare in lontananza.” [Joseph Denize]

Concerto in cui la Viola è il personaggio che deve attraversare lo spazio della notte, che però è circolare, ed è impossibile uscirne. L’elettronica e gli strumenti popolano lo spazio di suoni e di creature indefinibili.